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La traversata del deserto: cos’è oggi il calcio femminile in Italia

Il 21 maggio a Torino si terrà la finale di Women's Champions League, sei anni dopo quella di Reggio Emilia nel 2016. Quel giorno noi c'eravamo: com'è cambiato il movimento in Italia da allora?

La Juventus giunta ai quarti di finale della Women’s Champions League non ha rappresentato un inedito per il calcio femminile italiano. Era già accaduto nel 2016: c’era il Brescia di Milena Bertolini allora, perse con un doppio 3-0 dal Wolfsburg e, siccome le cose non accadono per caso, c’è anche da ricordare che in quella squadra giocavano Gama, Lenzini, Boattin, Cernoia, Rosucci, Girelli e Bonansea, oggi tutte bianconere. Del resto sei anni fa neppure esisteva la Juventus Women e, più in generale, in Italia nel calcio femminile era tutta campagna, coltivata solo per un decennio, in maniera piuttosto singolare, tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta. Dopo solo siccità e deserto.

Pensi che la squadra che vince lo scudetto si porta a casa come premio la coppa. Esatto, solamente il trofeo: nessun contributo, altro che televisioni e aiuti da parte della federazione.

(Milena Bertolini, aprile 2016)

Milena Bertolini, dal 2017 selezionatrice della Nazionale, lo raccontò in un’intervista ad Alias nell’aprile del 2016: pochi mesi prima aveva curato l’edizione del libro Giocare con le tette («alla presentazione non c’era nessun giornalista») e sapeva benissimo che, dati causa e pretesto, quel risultato era una vera e propria impresa. Furono però proprio quelli i mesi nei…

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.