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Il loro calcio libero

Francesca Muzzi, autrice del primo libro italiano sull’argomento «Giochiamo anche noi. L’Italia del calcio gay», racconta il rapporto tra il mondo del football italiano, soprattutto amatoriale, e un orientamento sessuale troppo spesso nascosto per paura di essere giudicati, ripudiati e ghettizzati. Nel 2022 i giocatori non fanno coming out, per paura di rischiare prestigio e carriera, e il movimento calcio continua a essere a distanza siderale dai nuovi diritti che tutto intorno sono, giustamente, reclamati a gran voce

Francesca Muzzi è redattrice dell’edizione aretina del Corriere dell’Umbria. Quotidiano con il quale ha iniziato a collaborare nel 1989 e dal quale è stata assunta dopo dieci anni di gavetta, 1999. In questo periodo si è sempre occupata di calcio, da quello dilettante a quello dei professionisti attraverso le vicende della locale squadra amaranto, l’S.S. Arezzo. Personaggi e storie che l’hanno spinta a scrivere tre libri, tutti e tre per l’editore Ultra SportSarri prima di SarriLa vanga in campo (ultimo in ordine di pubblicazione) e Giochiamo anche noiL’Italia del calcio gay. Per questo l’abbiamo già intervistata in una delle nostre live su Facebook e l’abbiamo voluta sentire ancora una volta sul tema. Un argomento più che mai attuale, se si considera che a ora sono solamente due i calciatori professionisti che hanno fatto coming out in Europa: Justin Fashanu negli anni Novanta e, in questi giorni, Jake Daniels; più pochi altri, i quali però o militavano in campionati in bilico tra semiprofessionismo e dilettantismo o lo hanno fatto dopo avere lasciato il mondo del calcio.

Come nasce «Giochiamo anche noi. L’Italia del calcio gay»?
«Nasce dall’esperienza personale. Ho iniziato a scrivere di pallone nel 1989, quando le donne che seguivano il calcio erano ancora poche, quando ogni nostro articolo era vivisezionato, quando a ogni errore, che lavorando ognuna può commettere, mi sentivo dire di tornare a fare il sugo o la calza. È stato difficile per me entrare in un mondo prettamente maschile e maschilista. Allora mi sono chiesta, ma se per una donna è così complicato, come può essere per un gay o più in generale per un appartenente alla comunità Lgbtqia+? A quel punto ho iniziato a fare quello che faccio tutti i giorni, mi sono messa a cercare storie che potessero raccontare il fenomeno. Ho scoperto due mondi, da una parte il calcio che potremmo definire etero e dall’altro quello omosessuale. Quest’ultimo è fatto di squadre e di tornei, perfino di un Mondiale: da Torino a Milano, fino a Napoli, perché sotto Napoli a oggi non esiste una squadra che rappresenti l…

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.