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Stielike #47 – Quindici, motivazioni, abuso

L'INTERVENTO DEL 31 GENNAIO DEL NOSTRO LIBERO

Quindici anni. Alina Korneeva e Mirra Andreeva hanno giocato la finale femminile degli Australian Open Jr. Subito dopo il punto conclusivo, che ha regalato il primo titolo dello Slam ad Alina, c’è stato un momento dall’alto impatto emotivo, con l’abbraccio tra le lacrime delle due giocatrici sotto rete. Alina ha stretto a sé Mirra, le ha dato un bacio e le ha sussurrato alcune parole all’orecchio. Le due ragazze sono molto amiche e compagne di doppio, c’è un rapporto che va al di là di una pallina. Dopo quasi 30 secondi la Korneeva ha mollato l’affranta avversaria, dedicandole parole bellissime nel discorso pronunciato dopo la partita. «Non è la nostra ultima battaglia – ha detto Alina –. Avremo molte belle partite quando vincerai tu, quando vincerò io… oggi è stata dura». Una lezione di vita e di stile, in uno sport che ne fa da un vanto, per chi lo pensa sempre e solo con la logica del nemico da abbattere.

Motivazioni La pubblicazione delle motivazioni con le quali la Corte federale d’appello della FIGC ha spiegato la penalizzazione comminata alla Juventus e le inibizioni ai suoi presenti ed ex dirigenti per il caso plusvalenze, ha scatenato le reazioni previste e prevedibili di opinionisti e commentatori seriali i quali hanno scritto e twittato e detto esattamente ciò che ci si aspettava avrebbero scritto e twittato e detto. Le motivazioni non hanno avuto rilevanza alcuna in certe camere dell’eco, dove non conta capire e valutare ma si interpreta a proprio piacimento (a piacimento della claque) qualsiasi cosa, funziona la logica tribale che porta interazioni, visibilità, ospitate e in definitiva soldi. Lettori e utenti? Uno strumento. Vale per quest’ultimo caso come per i vaccini, per il conflitto russo-ucraino e potremmo andare avanti a lungo.

Abuso Una nuova sentenza del Tribunale provinciale di Madrid, adito dai promotori della European Super League, ha vietato a UEFA e FIFA «di annunciare o minacciare qualsivoglia misura disciplinare o sanzionatoria nei confronti dei club, dirigenti e persone dei club e/o o giocatori che partecipano alla preparazione della Superlega». Si tratta di una sentenza in controtendenza rispetto al parere dell’Avvocatura generale della Corte di giustizia europea sulla base della quale, tra marzo e aprile, in Lussemburgo verrà emesso il parere pregiudiziale che poi, a sua volta, finirà al Tribunale del commercio di Madrid. Detto ciò, una considerazione: il calcio d’élite ormai da anni trascende il gioco e rappresenta un’industria dell’entertainment che, a livello di gestione e di perimetro normativo, non può più essere considerata attraverso canoni novecenteschi.