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Il macellaio di Bilbao

Andoni Goikoetxea, ex difensore dell’Athletic e della Nazionale spagnola, è passato alla storia come il calciatore più cattivo, con un pizzico di ragione e tanti distinguo

Tra “Il macellaio di Bilbao” e “Il Gigante di Alonsotegi” siamo certi che Andoni Goikoetxea, ex difensore dell’Athletic e della Nazionale spagnola, non avrebbe dubbi sulla scelta del soprannome, lui che i giornali inglesi hanno definito il calciatore più cattivo della storia del calcio, lui che, volenti o nolenti, ha rischiato di interrompere la carriera di Maradona, quando ancora non era diventato quello che tutti conosciamo oggi. La parola “macellaio” fa venire in mente il romanzo dell’ungherese naturalizzato statunitense Sandor Marai, dove racconta la vita di un macellaio, appunto, tedesco che passa dallo scannare bestie allo scannare uomini durante la Seconda guerra mondiale: «“Io sono un macellaio”, pensò, emozionato per l’improvvisa illuminazione “anche questo accanto a me è un macellaio, siamo tutti macellai, e bisogna aprire la pancia alle bestie con il coltello”. Macellaio-coltello-pancia. In quell’attimo la sua vita acquistò un senso. Aprire la pancia alle bestie, pensò entusiasta, bisogna aprire la pancia a tutti quanti per… e qui si interruppe un istante… per la patria. Poco dopo si corresse: per la patria e per l’imperatore».

Riportare questo passaggio del famoso romanzo non è solamente un esercizio di stile, ma anche un modo per rimettere le cose al giusto posto e, sì, Andoni Goikoetxea è stato un difensore duro, falloso, sportivamente cattivo, ma non un macellaio, anche se il fallo su Maradona, che provocò all’argentino la rottura di caviglia, malleolo e legamenti, è passato alla storia come uno dei peggiori di sempre, se non il peggiore. E c’è da aggiungere che quel fallo ha fatto epoca non tanto e non solo per la sua rudezza (violenza?), in un calcio completamente diverso, anche nelle regole, da quello di oggi, ma pure per la fama del destinatario, anche se, lo ripetiamo, quel Diego era ancora lontano dal Maradona che abbiamo poi ammirato a Napoli e nella Nazionale Argentina Campione del Mondo nel 1986.

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.