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«Siamo tutti dei grandi sciatori e sport invernali»

Com'è possibile che uno sport tutto sommato di nicchia possa entrare così tanto nell'immaginario collettivo e mediatico?

«Siamo tutti dei grandi sciatori e sport invernali» è uno strafalcione ormai datato, ma fa sorridere da oltre trent’anni: reso virale – quando ancora non si parlava di viralità, non nel senso attuale: Internet, di fatto, in Italia era per pochissimi eletti e i social non erano stati inventati – dalla Gialappa’s Band attraverso Mai dire Gol, ha contribuito alla fortuna di chi lo pronunciò, Giampiero Galeazzi, che oggi non c’è nemmeno più. Si è imposta nell’immaginario collettivo, quella frase un po’ grossolana, anche perché, al di là dell’errore, è decisamente comprensibile nel suo intento.

Rewind: era il 1994, la trasmissione era 90° Minuto e il giornalista aveva appena dato, incidentalmente, la notizia di un bronzo azzurro alle Olimpiadi invernali di Lillehammer nel bob a 2 «dietro a due equipaggi elvetici» (per la precisione: bronzo di Stefano Ticci e Gunther Huber, dietro a Reto Gotschi e Guido Acklin e ai vincitori Gustav Weder e Donat Acklin, rispettivamente su Svizzera II e Svizzera I) e commentò, nella foga della diretta, dicendo appunto «stiamo andando veramente forte, siamo tutti dei grandi sciatori e sport invernali». Erano gli anni di Alberto Tomba (argento nello slalom speciale a quei Giochi), di Manuela Di Centa che in quell’edizione olimpica di medaglie ne portò a casa cinque, di Deborah Compagnoni e Stefania Belmondo, della 19enne Isolde Kostner e del 44enne Marco Albarello, tutti decorati a Lillehammer, effettivamente Giochi da pesca miracolosa, con ben 20 medaglie e il quarto posto assoluto nel medagliere. Per capirci: mai prima, e mai dopo, l’Italia aveva e ha più ottenuto così tant…

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.