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Jasmine Paolini, o dell’inaspettato

Non l'abbiamo vista arrivare, Jasmine Paolini. Ed è probabilmente uno degli aspetti più affascinanti della sua vicenda sportiva

Foto di copertina: Steven Pisano from Brooklyn, NY, USA – 2017 US Open Tennis, CC BY 2.0

Il bello è che non l’abbiamo vista arrivare. Non certo chi il tennis lo segue per moda quando esplodono quelli che piacciono alla gente che piace, ma in fondo nemmeno gli appassionati e gli addetti ai lavori, o meglio: chi anche l’ha vista da lontano, non l’ha vista arrivare così. Sia come sia, ciò che ha ottenuto nell’ultimo anno e mezzo Jasmine Paolini non può che essere considerato straordinario, anche in virtù della visibilità mediatica e comunicativa che la sua esplosione (ma il termine non è del tutto corretto, e ne parleremo nelle prossime righe) ha portato al tennis femminile italiano, che non se la passava certo benissimo. Ma andiamo per gradi.

In questo senso, meglio allora partire dalla fine, appunto dal movimento femminile del tennis nostrano. Chiuse l’epoca delle Pennetta, delle Schiavone e delle Vinci, ripercorrendo l’ultimo decennio di sostanziale carestia si può agevolmente sostenere che il racconto mediatico (che per noi ha senso almeno quanto quello sportivo, ormai lo sapete) si fosse fermato alle lune di Camila Giorgi. Le lune della Giorgi, sì: talentuosa, sicuramente, incostante, altrettanto, e pure scostante, una ragazza che si era creata la nomea di antipatica, per pensieri, parole, opere e omissioni, ritratta come una sorta di Jessica Rabbit, una che non è cattiva, ma la disegnano così, dai rapporti tesi con la federazione italiana e internazionale al particolare rapporto col padre, sino a una sua frase che ha fatto storia (Wimbledon 2018, in conferenza stampa, quelle spesso di plastica, così rispose a chi le chiedeva un parere su Serena Williams: “I dont’t follow tennis, woman tennis; and I …

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.