I verdetti, certo, quelli prima di tutto: lo sport d’élite è competizione, e allora è chiaro e logico che, alla fine di ogni campionato, parlino i risultati. Per quelli la classifica di Serie A è sufficientemente esauriente: l’annata 2024-25 del nostro massimo campionato si è espressa. Poi c’è tutto il resto, il non detto o il troppo detto, ed è quello che ci interessa in queste righe; che poi è forse ciò che a noi interessa di più in assoluto.
E allora, lo scudetto l’ha vinto il Napoli, e lo ha vinto perché il suo allenatore, Antonio Conte, ha confermato di essere l’uomo giusto per certe missioni, tanto in campo, quanto dal punto di vista comunicativo. Ma lo ha vinto anche perché alle spalle ha una società strutturata e con i conti in ordine, perché De Laurentiis si affida a dirigenti competenti (Manna ne è l’esempio) e perché il Napoli, che era già diventato grande compiendo un metaforico maradonicidio – non rimuovere, non dimenticare: crescere – nella primavera 2023 con lo scudetto di Spalletti (e Kim, Kvaratskhelia, Osimhen, Giuntoli: tutta gente che se n’è andata da allora), oggi è un adulto nel pieno della suo vigore, che sa anche come rivincere. Buon segno.
Unico consiglio a De Laurentiis: altrove, il caso di mercato relativo a Osimhen, con i tre giocatori mai nemmeno passati per Lille, sarebbe stato sanzionato duramente, come meriterebbe, e l’invito per il presidente è quello di…