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Empire State of Mind

Rino Cappelletti, architetto di Arezzo, alla vigilia della sua quarta maratona di New York ci racconta come ha iniziato a correre e cosa rappresenta per lui questo appuntamento

Rino Cappelletti, classe ’71, è un architetto aretino. Nato e cresciuto a Il Borro, nel comune di Loro Ciuffenna, lì ama correre: tra campi e boschi, dove ritrova sé stesso, dove tutto è cominciato. Geometra, indeciso se fare l’archeologo o iscriversi ad Architettura, quando la facoltà di Firenze era ancora valida, oggi ha uno studio insieme con gli amici e colleghi dei tempi dell’università. Ha iniziato a correre dopo avere smesso di giocare a calcio nei campionati dilettanti e ha ripreso dopo un incidente che gli ha provocato la rottura del tendine di Achille e del piatto tibiale. Giovedì 3 è partito da Fiumicino per New York, dove domenica 6 affronterà la sua quarta maratona nella Grande Mela: sono 2.222 gli italiani iscritti quest’anno. Prima della sua partenza ci siamo fatti raccontare i significati di questa esperienza e della corsa più in generale. Una moda per molti, una filosofia per alcuni, uno stato mentale per pochi.

Dal calcio alla corsa, perché?
«Ero alla fine degli studi universitari e avevo la necessità di cimentarmi in qualcosa di nuovo che non fosse il pallone. Ricordo che il mio allenatore dei Giovanissimi mi diceva sempre che ero bravissimo a correre senza (ride, ndr). Così, dovendo scegliere se andare in palestra o fare altro ho preferito la corsa all’aperto. Dopo i primi tre chilometri ero già stanco e mi sono detto: “Ma chi me lo fa fare”».

Da uno sport di squadra a uno solitario.
«Dipende anche dall’età. C’è quella nella quale hai bisogno di compagnia, di condividere le emozioni, sia quelle sportive che le altre, con il gruppo di amici. C’è quella, invece, in cui ti piace stare da solo e nella quale sei più affascinato dallo sport che pratichi».

Quindi non è stato amore a prima vista?
«Alla fine è stata una necessità perché poi ho avuto un incidente, mi sono rotto il tendine di Achille e il piatto tibiale. I…

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.