Monografia

Retrocessa

La Serie B italiana, fiore all’occhiello del nostro movimento negli anni Settanta e Ottanta, oggi è uno dei tanti campionati che sopravvivono

Ci ha pensato la Football Association a dare la percezione di cosa è oggi il campionato di Serie B all’estero. Redigendo, infatti, le regole per determinare i criteri di tesseramento post Brexit, il secondo campionato professionistico italiano – negli anni Settanta e Ottanta la cadetteria più forte e intrigante del mondo – è stato inserito nella fascia 6, al pari della serie A di Andorra. La FA, infatti, ha dovuto estendere ai 27 Paesi dell’Unione europea le regole applicate ai calciatori provenienti dai Paesi extra Ue, un sistema che tiene conto del ranking della federazione calcistica di provenienza e del curriculum del calciatore. Tra i vari parametri che permettono al calciatore straniero di ottenere il permesso di soggiorno dal ministero degli Interni inglese c’è la divisione in fasce di merito dei rispettivi campionati nazionali. Quindi un calciatore che gioca in serie B non può essere tesserato da una squadra inglese. Stiamo parlando di un campionato che, attualmente, ha una media spettatori di 9.791; per fare un confronto: la 2. Fußball-Bundesliga tedesca ne ha 14.488 mentre il Championship inglese quasi il doppio della B italiana.

Il problema è che il campionato cadetto è chiuso tra una A che ha fagocitato tutta l’attenzione mediatica – dalle televisioni ai quotidiani – e conseguentemente economica e una Serie C, o Lega Pro che dir si voglia, che si fa fatica a comprendere se sia un torneo professionistico, semiprofessionistico o dilettante. È come se la B fosse una persona che cerca di arrampicarsi verso l’alto ma continuamente la terra sotto i piedi frana, impedendole di darsi la giusta spinta.

Fare un campionato di B, tra stipendi e tutto il resto, costa tra i 25 e i 30 milioni di euro, poi ci sono i casi più virtuosi e quelli meno virtuosi, e se un tempo era facile programmare il doppio salto, dalla C alla A nel giro di sole due stagioni, oggi è quasi impossibile, soprattutto per le differenze economiche. Perché se da un lato è vero che la B è meglio della C a livello di entrate, è anche vero che le spese sono esponenzialmente maggiori.

Secondo i report della FIGC i…

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.