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Stielike #45 – Sostanze, rinascimento, covid

L'INTERVENTO DEL 18 GENNAIO DEL NOSTRO LIBERO

Sostanze In una recente intervista a TvSette, l’ex calciatore Dino Baggio ha parlato dei propri timori in merito alle sostanze assunte nel corso della carriera. «Tutti gli sportivi prendono integratori perché bruci talmente tanto che devi recuperare in qualche modo e sono sicuro che tutti abbiano fatto uso di prodotti leciti, il problema è capire se alla lunga quelle sostanze possano averci fatto del male. E poi c’è un’altra cosa che mi preoccupa. I campi su cui giocavamo erano tutti trattati chimicamente, non si sa bene con quali sostanze […]. Non sto accusando nessuno ma ho il terrore di stare male e di fare la fine di alcuni colleghi». Ora, tralasciando le stupidaggini lette in giro da parte di chi deve lisciare il pelo alla propria claque, sarebbe il caso di riprendere in mano e aggiornare una ricerca del 2005 dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma (effettuata su un campione di 24mila calciatori di Serie A, B e C, rintracciati mediante lo strumento fanciullesco dell’album delle figurine Panini), ripreso da Massimiliano Castellani di Avvenire (qui) con le parole del dottor Nicola Vanacore, «che si chiuse con il riscontro di 350 calciatori morti per diverse patologie, il dato epidemiologico più significativo che emerse già allora fu che dei 4,99 casi attesi di calciatori morti di tumore al pancreas ne trovammo 9. Il doppio, e lo stesso, ma con una percentuale non giudicabile come “significativa” quanto quella del pancreas, valeva per i casi di carcinoma al fegato, 4.8 attesi e 9 trovati e la leucemia, casi attesi 5,08, trovati 9». Più che lanciare sospetti e insinuazioni, serve studiare, tenendo un dato quale base pacifica: negli sport, soprattutto in quelli di contatto, per recuperare condizione e da traumi, gli atleti professionisti d’elite inevitabilmente assumono una quantità di medicinali decisamente maggiore a quella di qualunque persona sana che, per esempio, non ha necessità di riprendersi in ventiquattr’ore da una contrattura. Forse già questa, in parte, è una risposta, ed è tutt’altro che incoraggiante.

Rinascimento La Supercoppa spagnola la scorsa settimana, quella italiana questa sera, il rally Dakar nella prima metà di gennaio, lo scontro (abbastanza patetico) Messi-Ronaldo, il debutto nel 2022 di un gran premio di F1 a Gedda – con un razzo yemenita a far esplodere un impianto petrolifero sullo sfondo e «l’odore di bruciato» percepito dai piloti, in un significativo team radio di Verstappen – e la superlega del golf foraggiata dal denaro saudita che il prossimo 20 febbraio partirà in Messico, e sullo sfondo la candidatura congiunta con Grecia ed Egitto per il Mondiale 2030: sarà anche la culla del nuovo rinascimento, perché qualcuno così l’ha definita, ma, a giudicare dalle reazioni rispetto a quanto accaduto in Qatar, che non è esattamente un altro mondo, l’Arabia Saudita non ha nemmeno necessità di corrompere per uscirne be…