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Ciak, si gioca

Con il suo primo documentario sportivo, Zero a Zero, Paolo Geremei ha raccontato il calcio dietro le quinte, quello che non si vede, aprendo la strada a un genere oggi molto in voga

Nel 2013, dieci anni fa, Paolo Geremei, regista, autore e scrittore romano, usciva con Zero a Zero, documentario che raccontava la storia di Daniele, attaccante di razza, Andrea e Marco, entrambi portieri, tre ragazzi cresciuti nel vivaio della Roma. Sin da piccoli cullavano il desiderio mai nascosto di diventare calciatori professionisti. Un desiderio che per loro, nonostante le indubbie capacità personali, non si è mai concretizzato. Uno spaccato vero di quello che non si vede e di quello che nel calcio si evita di raccontare, ovvero cosa accade quando non si sfonda, quando non si diventa campioni. Dieci anni dopo il genere è letteralmente esploso sulle piattaforme digitali. Con lui The SpoRt Light ha cercato di capire meglio il fenomeno.

Qual è il rapporto in Italia tra sport, calcio e cinema?
«Direi che fino a poco tempo fa questo triangolo aveva il vertice nel calcio, per quanto sempre considerato uno sport ‘poco cinematografico’… mentre ora ci sono molti altri sport che stanno riscuotendo interesse in una narrazione filmica. Penso soprattutto al tennis».

Con il documentario Zero a Zero ha anticipato il racconto sportivo che oggi spopola sulle piattaforme digitali, un vantaggio o uno svantaggio essere arrivato in anticipo?
«Sicuramente un vantaggio. Non per ego personale, ma perché mi ha permesso poi di collaborare con produzioni importanti e di conoscere spesso atleti meravigliosi. Probabilmente ho colmato un vuoto, e va bene così. Certo, è anche vero che se penso alla fatica che ho fatto, dieci anni fa, quando cercavo un produttore (che poi non ho trovato) mi viene da sorridere: oggi c’è una tale voglia di contenuti analoghi che ci metterei pochissimo tempo a trovare interesse».

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.