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La rappresentazione delle Afriche

Il racconto sportivo sembra restituirci l’idea di un Italia accogliente e tollerante, ma è solo una piccola parte di un tutto che deve fare ancora tanta strada

Come sono raccontati, in generale, l’Africa e gli africani sui media italiani, come sono stati raccontati gli atleti africani o afrodiscedenti durante due eventi sportivi di spicco come i Giochi Olimpici di Tokyo del 2021 (2020) e la Coppa d’Africa nello stesso anno. Lo ha scritto in un rapporto dal titolo Per battere gli stereotipi #NonServeUnCampione Amref, organizzazione non governativa internazionale fondata nel 1957 che si propone di migliorare la salute in Africa attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali; rapporto curato dall’Osservatorio di Pavia. Sottotitolo: L’Africa mediata. Gli eventi sportivi contribuiscono a una narrazione più ampia e corretta dell’Africa? (3a edizione –2022).

Al di là delle cifre e delle considerazioni risaltano agli occhi cinque stereotipi, anzi, cinque cornici stereotipiche, come recita il rapporto, nei programmi di informazione e infotainment:

1. L’immaginario dell’Africa come Paese unico e territorio omogeno;

2. L’Africa come luogo affascinante ma pauroso e inospitale;

3. L’Africa come luogo dannato e senza speranza;

4. L’Africa come luogo popolato da aggressività e irrazionalità, in preda a istinti di sopravvivenza, pulsioni primarie, fatalismo ed emotività;

5. L’Africa come luogo senza tempo, cristallizzato in un eterno presente, senza progresso, incatenato a tradizioni immutabili.

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.