Tackle

Tarzan contro Uomo Ragno

La rivalità tra Stefano Tacconi e Walter Zenga, epica, a volte smodata, che ci riporta indietro di quarant’anni

di Nicola Calzaretta

Tarzan contro Uomo Ragno. Oggi parliamo di questo. Di due eroi, diversi ma uguali. Ci sono le liane e le ragnatele. I balzi e i colpi di reni. I tuffi e gli slanci. Le grida e gli sguardi. Muscoli in evidenza o avvolti in calzamaglie colorate. Capelli fluenti e maschere di scena. Il coraggio e la strategia. C’è da proteggere qualcuno, c’è da soccorrere chi ha richiesto aiuto, c’è da difendere il più debole dal cattivo, c’è da garantire sicurezza e tranquillità. E alla fine della fiera ecco gli applausi del pubblico pagante e il consenso della gente. Per il pericolo scampato.

Tarzan contro Uomo Ragno, quindi. Oggi parliamo di questo. Ma non del ragazzo che vola seminudo da un albero all’altro nella giungla, né del giovane che si arrampica sui grattacieli dentro una tuta senza cuciture, sparando magici fili. Parliamo dei loro alias, di due eroi del pallone degli anni Ottanta dello scorso secolo, portieri di Juventus e Inter. Stefano Tacconi da Spoleto, classe 1957 e il milanese Walter Zenga, tre anni più giovane. Il baffuto Tacconi, già Capitan Fracassa, capello biondastro per sua natura riccio, poi addomesticato sotto abbondanti dosi di gel, fu soprannominato Tarzan dalla immaginifica penna di Vladimiro Caminiti, cantore delle gesta dei campioni juventini (ma non solo), con predilezione per i numeri uno e loro divise. Zenga, caschetto nero e naso torto, dal sommo Gianni Brera ribattezzato Deltaplano, il nuovo nomignolo se lo dette per conto proprio. Al proclama del neo Commissario tecnico della Nazionale Arrigo Sacchi che non l’avrebbe più chiamato in azzurro (1992), se ne uscì con una fras…