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Assegnazione alle intenzioni

L'Uefa ha confermato che saranno Italia e Turchia a ospitare Euro 2032. Vince il Lodo Ceferin, ben oltre le regole e le procedure

Alla fine, nessuna sorpresa: l’Uefa ha assegnato congiuntamente a Italia e Turchia l’Europeo 2032, tra le vagonate di retorica sulla piena soddisfazione dei due Paesi, delle due federazioni calcistiche, dei presidenti federali, dei testimonial, di Ceferin e dei suoi scherani. Itatürk: così l’avevamo ribattezzata noi in una monografia dedicata lo scorso settembre. Da Nyon tutto magnifico, tutto storico, tutto evocativo, tutto secondo pronostico. Però…

Però, dai, al di là del merito dell’assegnazione (e rimandiamo appunto alla monografia di cui sopra), è il metodo ad apparire piuttosto sconcertante, per un’istituzione che fa da regolatore e si riempie la bocca di principi. Per farla breve: l’Uefa ha assegnato un Europeo a una candidatura che non ha un dossier vero e proprio, che non ha deciso le città né gli stadi, che nemmeno si era presentata insieme. Potremmo definirlo il Lodo Ceferin.

L’Europeo Italia/Turchia, oggi, non esiste, perché deve essere ancora definito. Alla faccia di assegnazioni nei quali era necessario preparare dossier, rispettare tempi, modi e formalità, presentare il tutto con dovizia di particolari, e magari vedersi bocciare la candidatura per qualche dettaglio, o perdere perché altri dossier risultavano più convincenti. Oggi non esiste nulla. Ma l’Europeo è stato assegnato alle intenzioni. Regole? Tutte saltate, per un’assegnazione che può creare un precedente.

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.