Monografia

Cricket chiama Italia

Lo sport dove lo ius soli sportivo è andato oltre alle leggi dello Stato. Lì dove gli italiani giocano insieme con sudafricani, australiani, srilankesi, indiani e pachistani, tutti naturalizzati

Cover image, credit by PDPics

Sudafricani, australiani, srilankesi, indiani e pachistani, tutti naturalizzati italiani, per la Nazionale maschile. Pakistane e srilankesi per quella femminile; in entrambi ci sono giocatori e giocatrici italianə. Lo stato dell’arte del cricket in Italia è strettamente legato allo ius soli e allo ius soli sportivo, ovvero: la possibilità per i minori stranieri regolarmente residenti in Italia “almeno dal compimento del decimo anno di età” di essere tesserati presso le federazioni sportive “con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani”. Tema strettamente legato alle leggi italiane sull’ottenimento della cittadinanza, alla burocrazia che ne segue, alle polemiche di chi, giustamente, rivendica un diritto al di fuori dello sport.

Nel 2003, vent’anni fa, la Federazione Cricket Italiana ha riconosciuto parità di diritti in base alla nascita a tutti i suoi atleti, il primo organismo sportivo a farlo, dopo che il 7 dicembre del 2002 la stessa aveva ratificato, durante un consiglio federale, la decisione di riconoscere come cittadini italiani a tutti gli effetti coloro che lo erano già in pectore. Poi il 1° febbraio 2016 è arrivata la legge sullo ius soli sportivo che aiuta la pratica sportiva, sia a livello di club che di nazionali giovanili, ma non risolve niente perché al diciottesimo anno di età il problema si ripropone, sia sotto l’aspetto prettamente sportivo che umano: il problema più grande. Di sicuro il cricket, in questo ventennio, si è dimostrato più lungimirante della politica. Attualmente, per esempio, in ogni squadra del campionato femminile italiano sono ammesse solo due straniere, dove per italiana s’intende la residenza. E due è, più o meno, il numero delle italiane, intese come cittadinanza, nella Nazionale femminile, …

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.