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Scienza forense vs Filosofia del diritto

Nel calcio italiano, al momento, abbiamo scienziati forensi che si sostituiscono al giudice e commentatori televisivi che discettano malamente di filosofia del diritto calcistico, solo perché non conoscono cosa sia davvero il calcio

di Guglielmo De Feis

Chiunque abbia almeno quarant’anni e sia appassionato di calcio non può non essersi accorto della mutazione epigenetica dello sport che segue da tutta la vita. L’innovazione tecnologica – quella che avrebbe dovuto semplicemente migliorare la giustizia (in senso lato) su un campo di calcio, evitando i potenziali clamorosi errori dell’arbitro – sta invece portando le decisioni e le percezioni umane a un eccessivo livello di sofisticazione.

Ogni settimana il confine della tolleranza arbitrale verso il minimo contatto fisico in campo tra calciatori – nonché quello dell’intolleranza dei tifosi sugli spalti per la mancata comprensione delle decisioni – si sposta inesorabilmente più avanti, per essere poi a sua volta superato al successivo turno di campionato.

Fondamentali tecnici imprescindibili – come ad esempio l’entrata in scivolata del difensore oppure l’uscita di pugno del portiere – sono diventati improvvisamente e inspiegabilmente dei gesti inconsulti e spericolati, con calciatori puniti, con espulsioni o rigori contro, per azioni che solo fino a pochi anni fa avrebbero procurato loro applausi e ammirazione.

La cervellotica e un po’ paranoica esigenza di ricavare da tutto quello che avviene in campo dei dati oggettivi attraverso i quali razionalizzare ogni tipo di decisione presa, sta sottraendo all’intelligenza umana ampie porzioni di valutazione soggettiva, a cui si rinuncia quasi come fosse una conclamata dimostrazion…