Il titolo più bello, un giorno, l’ha fatto Dagospia: “Dacci oggi il nostro Cairo (sul) quotidiano”, che riprendeva, a propria volta, un articolo di Tommaso Rodano sul Fatto Quotidiano, titolato, con rimandi fantozziani, “È un bel presidente! Il culto di Cairo su Rcs”. Sì, il tema è quello: da quando Urbano Cairo ha scalato Rcs, su Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport si è arrivati davvero al culto del presidente, spiace dirlo, e a livelli abbastanza imbarazzanti. Non basta la presenza in gerenza (e qui, diamo atto a Cairo di un aspetto: sostanzialmente è un editore puro, in questo una rarità), ma il suo nome o la sua foto devono essere di qua o di là, che parli l’imprenditore, il presidente del Torino, l’editore appunto che spiega i conti e i risultati di La7 o di Rcs, che si veda il suo mezzobusto fuori dal tettuccio dell’auto dell’organizzazione del Giro d’Italia, accanto a un calciatore, al presidente della Repubblica, a chi volete voi. Cairo nelle sue innumerevoli versioni.
Scriveva Rodano:
C’è l’ Urbano Cairo imprenditore che risana i conti delle sue aziende; il Cairo Robin Hood che combatte contro l’ élite del calcio europeo; il Cairo sportivo che galvanizza il Torino e sponsorizza il Giro d’ Italia; il Cairo politico che sferza il governo per chiedere politiche fiscali più sagge.
Va da sé che gli effetti siano, quasi sempre, davvero comici, e sulla rosea ancora di più. Nelle pagine della cronaca quotidiana, d’accordo, può avere un senso citare sempre Cairo nella pagina dedicata ogni giorno al Torino, ma senza mai critiche, al punto che verrebbe da domandarsi cosa vogliano da lui quei cattivoni dei tifosi del Toro che lo criticano. Ma la cosa più interessante è notare come, nelle interviste a questo o quel personaggio, specie se ex, tutti si spertichino in lodi, con aggettivazione conseguente, che si tratti di aspetti specifici o generali. Diversi a…