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Palestina, una nazionale senza strutture

Mentre la rappresentativa palestinese sta provando a qualificarsi per il Mondiale del 2026 a Gaza le strutture sportive sono state distrutte, trasformando il cacio in uno strumento di resistenza

Foto di copertina safary248 by Pixabay.com

Giordania, Kuwait, Malesia e Qatar. Sono questi i Paesi nei quali la Palestina ha giocato e giocherà le partite di qualificazione al Mondiale del 2026. La nazionale palestinese, lo scorso 25 marzo, ha ottenuto una storica vittoria in rimonta contro l’Iraq (2-1), grazie alle reti Abou Ali e Mahajneh, vittoria che l’ha rilanciata nella corsa alla quarta fase delle qualificazioni dell’AFC; decisive saranno le partite di giugno contro Kuwait e Oman, l’avversario da rimontare.

La Palestina all’inizio del percorso di qualificazione avrebbe voluto giocare in Cisgiordania, ma con il conflitto in corso non è stato possibile, anche se è difficile stabilire quando in Medio Oriente ci sia stata la pace dal dopoguerra a oggi, perché l’impressione è che le guerre, intese nel senso classico del termine, si siano alternate a periodi di tensioni più o meno forti.

Una nazionale che raccoglie per la maggior parte calciatori che giocano all’estero e pochissimi in Palestina, anche per ovvi motivi, e che sogna di qualificarsi per la prima volta nella storia al Mondiale, considerando che la prima in Coppa d’Asia è stata nel 2015, con gli ottavi di finale raggiunti solamente nel 2023.

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.