Siccome qui, a The SpoRt Light, non abbiamo tutti le stesse opinioni, né dobbiamo fare da bodyguard ai desiderata degli sponsor o dei partner commerciali, che non abbiamo mai avuto, anche sulla questione relativa al Mondiale per Club le idee sono tutto sommato discordanti, anche perché, ragionando su aspetti economici, contestuali e filosofici, il prossimo torneo della FIFA apre a una serie di discorsi complessi, che peraltro ci piacciono parecchio.
Così, mentre nei prossimi articoli instilliamo il dubbio sulla necessità di questo torneo (lo fa Roberto Brambilla) e raccontiamo l’aspetto economico, che in fondo è la base di tutto, e lo è senza tanto girarci attorno (ne scrive il direttore, Francesco Caremani), questa apertura nasce più che altro nel mondo delle idee del calcio, in quell’iperuranio nel quale può succedere anche che chi governa il calcio faccia qualcosa di intelligente. Poi, sia chiaro, tra la potenza e l’atto c’è tutto il resto, ciò insomma che rovina tutto, però ha senso anche provare a raccontare perché, se non fosse esattamente quello che è, filosoficamente il Mondiale per Club sarebbe davvero un formidabile passo nel futuro. Possibile? Sì, nell’iperuranio.