Monografia

Essere 27

Malgrado le speranze, l'anno buono è sempre il prossimo: la Ferrari sta frustrando il talento di un Charles Leclerc che, per ora deve accontentarsi dell’amore destinato piloti veloci, aggressivi e francofoni. Soprattutto con il numero 27

La sbornia è durata circa tre mesi, giorno più giorno meno, ma in fondo è già qualcosa. Dalla presentazione della Rossa più granata che mai, lo scorso 17 febbraio, al Gran Premio di Miami nel fine settimana dell’8 maggio: doppietta in Bahrain, gli altri tutti dietro, dai che è l’anno buono. Invece forse, probabilmente, non lo sarà ancora, dopo tutto credere nella Ferrari in Formula 1 è professione di fede sempre per i tifosi – e sono tanti, perché come la Ferrari non ne esistono: una nazionale per gli italiani e quasi sempre la più amata anche altrove – che ogni anno sognano, seguono, gioiscono quando possono e poi si mettono l’anima in pace, perché in fondo c’è pur sempre la prossima stagione, quando la giostra riparte dopo che i trofei li hanno alzati gli altri.

È curioso per una scuderia leggendaria che ha sempre fatto parte del Circus e può fregiarsi del record sia per quanto concerne il numero dei titoli costruttori (16, con la Williams staccatissima a 9) sia quello dei piloti che i loro Mondiali li hanno vinti a bordo di una Rossa, e qui si parla di 15 titoli distribuiti su 9 driver provenienti da tre continenti diversi. Gente che ha contribuito a scrivere la storia, vale a dire Alberto Ascari, Juan Manuel Fangio, Mike Hawthorn, Phil Hill, John Surtees, Niki Lauda, Jody Scheckter, Michael Schumacher e Kimi Raikkonen. L’ultimo, il finlandese, nel 2007, quindici anni fa. Il punto è proprio qui: a prescindere dai primati e da numeri che parlano chiaro in termini di successi, ciò che caratterizza la Ferrari nell’avamposto del motorsport mondiale sono anche le lunghe cesure che sono passate da un trionfo all’altro, e che tuttavia non sono state capaci di scalfirne il mito. Quasi si trattasse dell’umanità di ciò che umano proprio non è, la meccanica, al punto che, in una t…

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.