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Lo sport violato

Libri e inchieste hanno portato a galla un fenomeno drammatico e inaccettabile: gli abusi sessuali. Nel silenzio delle istituzioni sportive

di Antonella Bellutti

La grande e benevola considerazione in cui è universalmente tenuto il fenomeno sportivo continua a rassicurare e ispirare l’umanità da oltre un secolo: una reputazione talmente solida e cristallina da non lasciare spazio a incertezze; una credibilità talmente alta da consentirne l’esistenza in assoluta autonomia. Quasi una fede ai cui dogmi abbandonarsi con fiducia e speranza. E forse è la verità racchiusa in questa ultima considerazione ad accomunare l’enorme sgomento suscitato dai casi che minano la credibilità dello sport con quelli che minano la credibilità delle istituzioni religiose. Il sistema omertoso è il comune denominatore. L’impero del silenzio però ha fatto il suo tempo e, oramai cadente sotto la spinta di scandali e atrocità, lascia faticosamente spazio, tra le macerie, all’unica via di difesa possibile: la denuncia!

Denunciare è imprescindibile per svelare le mistificazioni, sviluppare consapevolezza, approccio critico e imparare a distinguere il valore del fenomeno sportivo dai limiti delle persone, esattamente come il valore della spiritualità dai limiti del clero. Fare emergere i problemi e le difficoltà è necessario per un importante passaggio culturale: va compreso che lo sport è uno strumento la cui efficacia dipende dalla capacità di usarlo, perciò la sua valenza pedagogica necessita di un presupposto ovvero educare chi lo pratica, lo dirige, lo guarda. Non più solo educazione attraverso lo sport dunque ma, anche e prima di tutto, educazione allo sport!

Questa via d’uscita per la difesa della propria onorabilità, lo sport l’ha imboccata molti anni fa, al ritmo di scandali tra doping, scommesse, risultati truccati. Accettare che nemmeno un’attività ricca di valori come quella sportiva goda spontaneamente del privilegio di essere attuata in un ambiente naturalmente virtuoso, è stato doloroso…