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Elogio del grigiore

Di modi, reticenze, ermetismi, continenza e senso della misura perduti

Verità, continenza e pertinenza: i giornalisti sanno, o dovrebbero sapere, che quelli sono i limiti del diritto di cronaca e quando si oltrepassano la diffamazione è a un passo. Verità, continenza e pertinenza, peraltro, sono termini nobili e che dovrebbero essere il faro per tutti coloro che svolgono funzioni che possono incidere sul contesto e sull’agire sociale.

Ecco, chiunque si sia approcciato, nelle ultime due settimane soprattutto, a ciò che accade a margine dell’inchiesta Prisma della Procura di Torino e del relativo processo sportivo (almeno, per ora, il primo filone sulle plusvalenze), non può che esserne uscito sconfortato per la formidabile quantità di disinformazione, eccessi e inopportunità provenienti da ogni campo, in uno spaccato d’Italia – per quanto riguarda media, magistratura e tribalismo social – che invita chi ha figli a suggerire loro di andarsene immediatamente.

Nella foga di aumentare i follower (a proposito, è una mera questione di numeri: maggiore è il numero di follower, maggiore è il numero di imbecilli tra di essi) o voler convincere chicchessia dei propri teoremi, ciò che si legge in giro è niente più che scientifica circonvenzione d’incapace, provocazione, istigazione, quasi totalmente priva di senso di responsabilità e della misura che nutre e si alimenta dei peggiori istinti tribali.

Da un lato

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.