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LeBron Raymone James, il re

Il Prescelto, come viene chiamato in uno dei suoi soprannomi più celebri, è il miglior realizzatore sia in stagione regolare, sia nei playoff

di Roberto Gennari

È difficile, anzi, è impossibile, sintetizzare LeBron Raymone James in un singolo articolo. Su di lui, alcune tra le migliori penne italiane e non solo hanno scritto dei libri – ci piace ricordare e citare per lo meno LeBron James. Il ritorno del re di Davide Piasentini (Gazzetta dello Sport), LeBron James. The Chosen One di Luca Mazzella (Overtime) King. La biografia di LeBron James di Davide Chinellato(Gazzetta dello Sport). Andrebbe sintetizzato per sommi capi, per istantanee, per momenti clou. A partire da quella iconica cifra, 38.388, come i punti che ha segnato il figlio di Akron, Ohio, a un passo da Cleveland, superando Kareem Abdul-Jabbar in uno dei primati che sembravano più inattaccabili della storia del basket, quello dei punti totali segnati in carriera in NBA. Al momento in cui scriviamo, il Prescelto, come viene chiamato in uno dei suoi soprannomi più celebri, è il miglior realizzatore sia in stagione regolare (dove appunto si staglia a 38.450 punti), sia nei playoff, dove i suoi 7.631 punti lo collocano ampiamente al di sopra di chiunque, considerando che il secondo in graduatoria, Michael Jordan, è a qualcosa meno di 6.000 punti.

Già, Michael Jordan. Il più grande di tutti, la pietra di paragone inevitabile in ogni dibattito sulla storia della pallacanestro, quello con cui è impossibile avere a che fare o paragonarsi, non fosse altro perché in carriera ha disputato tra il 1982 e il 1998 8 finali (una universitaria, una olimpica e sei NBA), vincendole tutte. Quello a cui LeBron è stato accostato da sempre, da prima dell’approdo in NBA a neanche 19 anni, a cominciare dalla scelta del numero, l’iconico 23, proseguendo poi con gli accordi multimilionari con Nike, sequel non troppo riusciti di Space Jam, e via elencando. Due giocatori accostati spesso -– anche negli States il dibattito su chi sia il più grande di tutti i tempi, o come dicono in loco, il GOAT, è sempre in voga, seppur con sfumature diverse e posizioni meno polarizzate – ma che per molti versi non potrebbero essere più distanti. MJ attentissimo all’immagine, al branding (al punto da coprire con una bandiera a stelle e strisce il logo Reebok al momento della premiazione olimpi…