Tackle

Verso Oriente

Come il baricentro della NBA – e del basket mondiale – si stia sempre più spostando dagli USA all’Europa, e non solo

di Roberto Gennari

In principio erano mosche bianche. Il primo di tutti, Georgi Glouchkov, ala bulgara di 2,04 per 106 kg, che nel 1985-86 disputò 49 partite con la maglia dei Phoenix Suns. Guardato dapprima con una certa diffidenza, fece capire a tutti che apparteneva a quel livello già alla sua seconda apparizione, contro una versione dei Boston Celtics tra le più forti di sempre, quella di BirdParishMcHale e compagnia. Per lui 21 minuti in campo, 8 punti e 11 rimbalzi. Poi fu la volta di Šarūnas Marčiulionis, tiratore mortifero dalla Lituania, giocatore sopraffino anche in campo aperto, che fin dalla sua stagione d’esordio nel 1989-90 mise insieme cifre clamorose per un rookie: oltre 12 punti a partita, con il 52% dal campo in poco più di 22 minuti giocati a gara, col culmine in una gara di gennaio contro gli Orlando Magic in cui mise in mostra sprazzi di onnipotenza cestistica. Partito in quintetto, restò in campo per 38 minuti in cui il suo tabellino riportò le seguenti cifre: 10-13 da due punti, 1-1 da tre, 10-11 dalla lunetta, per un totale di 33 punti. Quattro stagioni con la maglia di Golden State, poi una serie di guai fisici e una carriera penalizzata e accorciata dalla perdita di esplosività.

Poi ci fu il più forte di tutti, quel Mozart del basket che rispondeva al nome di Dražen Petrović, assolutamente immarcabile in Europa e capace di imprese epiche sia in campionato che nelle coppe, prima di migrare oltreoceano e confrontarsi con una situazione per lui assolutamente imprevedibile: fare la riserva a giocatori palesemente più scarsi di lui; vedersi utilizzato solo come riserva tattica da far entrare quando serviva un tiro da fuori; quasi mai opzione offensiva vera, pochissimo gioco con la palla in mano. Un puledro a cui veniva chiesto solo e unicamente di mordere il freno. Poi la cessione da Portland ai New Jersey Nets, dove si rese protagonista di due stagioni e mezzo memorabili, scollinando la soglia dei 20 punti a partita, miglior realizzatore di una squadra che nutriva aspettative soprattutto su due ex stelle del basket collegiale, Kenny Anderson e Derrick Coleman, selezionato – primo eu…