Tackle

Per “fare gli europei” speriamo non serva una guerra, magari basta lo sport

L’Unione Europea è la grande assente del movimento sportivo internazionale, eppure Ryder Cup e Laver Cup dimostrano che il mercato gradisce competizioni nelle quali scende in campo una squadra chiamata Europa

di Nicola Sbetti

Un tema che intreccia lo sport alla politica che non avevo ancora mai affrontato qui su The Sport Light, pur avendone scritto altrove, è quello relativo all’identità europea. In particolare, se si guarda alla struttura dello sport internazionale, l’Unione Europea risulta essere la grande assente per eccellenza. Competizioni come i Mondiali e le Olimpiadi riflettono infatti l’immagine di un mondo diviso in stati nazione in competizione fra loro, in cui l’UE non esiste.

Eppure, al di fuori della struttura dello sport internazionale, l’UE ha un impatto significativo nelle nostre vite che, non a caso, è segnata da una doppia cittadinanza nazionale ed europea. Il 40% di questa cittadinanza però non sente un legame identitario con l’Unione Europea, mentre addirittura il 50% afferma di non nutrire fiducia nelle istituzioni politiche comunitarie. Per molti versi non è nemmeno necessario sviscerare i dati dell’Eurobarometro per percepire l’esistenza di un significativo euroscetticismo nella nostra società.

Ciononostante, dopo aver “fatto l’Europa”, la necessità di “fare gli europei” sembra essere passata in secondo piano. Eppure pochi fenomeni sono in grado di costruire e rafforzare la fedeltà e l’appartenenza a una comunità meglio dello sport. Certo, come ci insegna la vicenda ucraina, nulla più della guerra può forgiare l’identità nazionale, ma nemmeno il più estremista degli europeisti si augurerebbe una così drammatica eventualità. Ecco quindi che in t…