Monografia

Napoli, l’importante è esagerare

In attesa della matematica una riflessione con Marco Ciriello sul terzo scudetto napoletano, quello della nostalgia

Marco Ciriello è un collega che non ama fronzoli e soprattutto presentazioni, di sé stesso dice: «classe 1975, scrivo articoli, libri e documentari». In realtà Marco è molto di più, per noi di The SpoRt Light è un intellettuale che conosce molto bene l’anima di Napoli, non solo quella sportiva, ma pure quella culturale e sociale. Ha scritto libri straordinari in dialetto e, soprattutto, conosce il calcio come pochi altri: «Se qualcuno mi dice che non so scrive non m’importa, ma nessuno mi può dire che non capisco di calcio». Dove il calcio deve essere inteso nella sua accezione più ampia di quel romanzo popolare che ci accompagna da più di un secolo. Ecco, da Marco Ciriello ci siamo fatti raccontare cosa rappresenti il terzo scudetto, non ancora matematico ma vicinissimo, per i napoletani e Napoli: tra Maradona e De Laurentiis.

Il primo scudetto dopo Maradona, che sapore ha?
«Quello della nostalgia. Avevo dodici anni quando il Napoli ha vinto il primo e quindici il secondo, sono stati due scudetti coscienti. Adesso ho lo stesso sguardo del Principe di Salina che durante il ballo si accorge che Tancredi sposerà una donna meravigliosa, che avrebbe amato e che sarebbe stato ricambiato, mentre lui pensa alla morte. Ecco, io penso a tutti quelli che non ci sono più. Quella del Napoli è una cavalcata bellissima ma ti rendi conto che non ti riguarda».

Questo scudetto è una rivincita o è più il risultato di un progetto imprenditoriale e sportivo ben costruito?
«Costruito bene e raccontato male. Tutto è iniziato con Benitez, dalla sua prima conferenza stampa, lì è cambiato il passo del Napoli attraverso il gioco e la bellezza: l’estetica meglio dei ‘tituli’, per dirla alla Mourinho. C’è stata una progettazione non vista e non raccontata o raccontata male anche per colpa di De Laurentiis, de…

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.