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Tutto cambia perché nulla cambi

A quarant’anni di distanza il giornalismo sportivo italiano usa le stesse parole e la stessa retorica per parlare del calcio italiano, non distinguendo tra club e nazionale, parlando a un pubblico generico con un afflato inesistente

La foto qui sotto è quella di Larry Wright, playmaker della Virtus Roma negli anni 1982-1984 e 1987-88. Campione d’Italia quarant’anni fa con la squadra romana e vincitore della Coppa dei Campioni nel 1984. Quella che ha in mano è una copia del Corriere dello Sport del 20 aprile 1983, giorno in cui, contestualmente la Juventus si giocava l’accesso alla finale di Coppa dei Campioni nella semifinale di ritorno contro i polacchi del Widzew Lodz, dopo il 2-0 dell’andata. Larry Wright è tornato a Roma in queste settimane per festeggiare e ricordare quei momenti sportivi e umani indelebili.

giornalismo sportivo italiano

Non siamo qui, però, per i ricordi o per un pezzo di storia dello sport, ma per parlare di giornalismo.

Quello che, infatti, ci ha colpito è il titolo che riguarda la Juve e in particolare la parola «riscattaci!», così come il sommario, quando recita: «ridare credibilità e prestigio al calcio italiano, deluso dalle disavventure azzurre».

Piccola premessa. L’Italia era fresca campione del mondo, vinto in Spagna quasi dodici mesi prima, la Nazionale, però, nel girone di qualificazione all’Europeo iniziò a evidenziare problemi di tenuta, i quali, insieme con un pizzico di sfortuna, la indirizzeranno verso la mancata qualificazione alla manifestazione continentale. Di contro la Juventus di Platini e Boniek stava per tornare in una finale europea, prima squadra italiana dopo…

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.