Monografia

Il Rinascimento sportivo della penisola arabica

Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Bahrain: quando parliamo solo di sportwashing, qualcosa ci sfugge

Di sciocchezze, dai politici, se ne sentono di ogni, e alcune restano impresse. Proprio per questo, una la mutuiamo e la emendiamo. Ricordate quando Matteo Renzi definì (da conferenziere profumatamente pagato) l’Arabia Saudita, sostanzialmente, la culla di un “nuovo Rinascimento”? Ecco, non vale nemmeno la pena tornare nel merito. Ma se adattiamo il concetto allo sport, lo ampliamo agli Stati più ricchi della penisola arabica e lo confrontiamo con ciò che prima non c’era, uscendo dal nostro etnocentrismo, viene abbastanza facile sostenere che, a quel livello, per gli Stati coinvolti si tratta di un effettivo Rinascimento sportivo. Dove, peraltro, probabilmente più di qualcosa ci sfugge.

Abbiamo visto finire nella penisola il Mondiale di calcio 2022, la Formula 1, il Motomondiale. E poi ancora tennis, golf, ciclismo, ancora calcio. Proprietà, finanziatori, strutture, progetti. E siamo tentati, troppo spesso, di utilizzare la lente dello sportwashing per spiegare il fenomeno. Ecco allora, per entrare nel tema, una mappa interattiva che mostra cosa, negli ultimi 15 anni, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar e Bahrain sono riuscite a ottenere. Qualcosa probabilmente lo abbiamo dimenticato, qualcosa d’altro forse lo prendiamo per scontato, ma vale la pena cliccare ogni punto.

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Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.