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Il tennis è diventato un campo di battaglia

Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le prese di posizione delle tenniste e dei tennisti dei due Paesi hanno investito il circuito internazionale

di Nicola Sbetti

Credere che lo sport possa spiegare il mondo è un pensiero quantomeno ambizioso se non arrogante (ogni riferimento a un libro di un giornalista statunitense o al podcast di un suo collega italiano è puramente casuale). Allo stesso tempo però osservare con occhio attento e critico quanto avviene durante e intorno alle competizioni sportive offre spesso chiavi di lettura interessanti per comprendere fenomeni che vanno oltre al campo da gioco.

Lo stiamo vedendo in questi giorni, basti pensare a come il comportamento inappropriato e abusivo del presidente della Federazione spagnola Luis Rubiales, nei confronti della calciatrice Jenni Hermoso abbia acceso un faro sul sessismo pressoché sistemico di molte istituzioni sportive (non solo spagnole) e della società più in generale. Lo stesso ingaggio dell’ex Ct della nazionale italiana Roberto Mancini da parte della Federcalcio saudita, così come i prestigiosi e costosi acquisti della Saudi Pro League di questa estate, segnalano la volontà di Riad di diversificare la propria economia inserendosi ulteriormente nel mondo della finanza globale, ma soprattutto di darsi un’immagine più sfarzosa e moderna.

Non c’è dubbio però che, dopo il Covid, l’evento che ha maggiormente influenzato lo sport globale sia stata l’invasione russa dell’Ucraina e il conseguente inizio di una guerra convenzionale fra due Paesi che sono …