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Un calcio alle buste

Comproprietà, recompra, Paolo Rossi e Zico. Il calcio italiano ha sempre derogato a sé stesso e alle proprie regole

Nel 1961 il promettente attaccante Virginio De Paoli, in comproprietà tra Pisa e Venezia, fu preso dal club toscano grazie a una soffiata che permise hai dirigenti toscani di offrire solo 10 lire in più dei veneziani: i primi si aggiudicarono il calciatore per poi rivenderlo al Brescia. Questo è solamente uno dei tanti aneddoti legati alle comproprietà, sistema borderline adottato per decenni nel calcio italiano, il quale, con una forzatura, potremmo considerare antesignano delle plusvalenze; le comproprietà, in mancanza di un accordo, si risolvevano alle buste.

Ma il caso più clamoroso di comproprietà in Italia resta quello del compianto Paolo Rossi, l’hombre del partido, capocannoniere del Mundial spagnolo, Campione del Mondo e Pallone d’Oro. Il giocatore era in comproprietà tra Juventus e L.R. Vicenza, da una parte Giampiero Boniperti, con la famiglia Agnelli alle spalle, dall’altra Giuseppe Farina, ‘contadino’ proveniente dalla provincia veronese. I due club si contendono l’astro nascente del calcio italiano, capace di vincere la classifica dei cannonieri nel 1977 in B e nel 1978 in A, contribuendo a portare la squadra biancorossa a uno storico secondo posto, qualificandosi alla Coppa Uefa, proprio dietro la Juventus campione d’Italia per la diciottesima volta.

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.