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Italbasket: a che punto siamo?

Lo stato dell’arte della Nazionale italiana di pallacanestro in vista del preolimpico di Porto Rico

di Roberto Gennari

Partiamo da un dato di fatto: la tendenza ai risultati negativi, pur senza piazzamenti di primissima fascia, è stata invertita da qualche anno. Dopo il periodo d’oro a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo, aperto con la gestione di Ettore Messina dal secondo posto europeo nella rassegna continentale in Spagna, seguito dalla vittoria, sempre agli Europei ma sotto la guida di Bogdan Tanjevic, di Parigi nel 1999, dal bronzo 2003 in Svezia (a tutt’oggi, l’ultima medaglia azzurra nella competizione) con Charlie Recalcati in panchina, e dall’argento olimpico nel 2004, la nostra Nazionale ha attraversato un periodo di appannamento che strideva in modo abbastanza netto con l’esplosione di alcuni tra i più grandi talenti individuali della palla a spicchi azzurra.

Per tre anni consecutivi, infatti, l’Italia ha visto un proprio rappresentante chiamato al primo giro del Draft NBABargnani nel 2006, Belinelli nel 2007, Gallinari nel 2008. Con l’approdo di Gigi Datome ai Pistons, a un certo punto erano addirittura quattro gli azzurri nel massimo campionato mondiale di basket. E nel 2014 avrebbero addirittura potuto diventare cinque, con la chiamata di Alessandro Gentile al secondo giro del draft, pochi minuti dopo che era stato scelto Nikola Jokić. Gentile scelse poi, di comune accordo con gli Houston Rockets, di restare in Europa a completare la sua maturazione tecnica, e poi non se ne fece più di nulla, per motivi che sarebbe troppo lungo spiegare qua, magari ne parleremo più avanti.

Comunque, nonostante questo fiorire di giocatori di altissimo livello, la Naz…