Ho conosciuto Daniele Cànepa via LinkedIn, dopo avere intervistato Lerina Bright, fondatrice e direttrice esecutiva della ONG Mission 89, con sede a Ginevra. Il contatto, inizialmente, era nato per comprendere l’altra grande direttrice della tratta di minori (esseri umani) legata allo sport, quella verso gli Stati Uniti e la pallacanestro Nba; la prima, ovviamente, è quella verso l’Europa e il suo sistema calcistico. Daniele è nato a Genova nell’81, oggi è un insegnante di inglese e copywriter, laureatosi con una tesi in Linguistica, sulle metafore utilizzate nei resoconti delle partite di calcio. Dal 2005 al 2013 ha insegnato nella sua città natale e dal 2012 scrive. Da quattro anni collabora con Mission 89, portando avanti, soprattutto in Italia, la sua opera di sensibilizzazione verso il tema della tratta di minori (esseri umani) legata allo sport, un tema complesso, poco raccontato, dai media mainstream, e poco discusso in generale. Nel 2021 ha pubblicato il primo libro, inchiesta, italiano sull’argomento: Fino a che punto? Il traffico internazionale di giovani atleti, edito da Infinito Edizioni; presto anche in inglese in versione ebook.
Diciamoci la verità, a pochissimi tifosi interessa da dove sia venuto il loro campione, l’importante è quello che fa sul campo di calcio, o quasi. Perché se da una parte il tema è tabù perché imbarazza i dirigenti, dall’altra parte della barricata lo è altrettanto perché il calcio, lo sport, nell’immaginario collettivo deve far sognare e tutto il resto è visto come inutile disturbo, se non peggio, un attacco frontale e in malafede alla squadra del cuore.
Cos’è Mission 89, quando è stata fondata e perché.
«È una ONG attiva dal 2018 e fondata dalla collega Lerina Bright, con sede in Svizzera e collaboratori sparsi un po’ in tutti i continenti, principalmente Africa, E…