Monografia

Realpolitik

Le raccomandazioni del CIO, la Rule 50, gli interessi economici, gli sponsor, i media, i tifosi: perché tanti grandi atleti preferiscono il bavaglio all'espressione libera delle proprie opinioni

Liberi di parlare, liberi soprattutto di non farlo. Perché forse è meglio, perché conviene, perché daremmo la vita affinché ognuno possa esprimere la propria opinione, a patto che sia tutto sommato simile alla nostra, o che comunque non urti troppo. Iniziamo con una provocazione, perché se ci si occupa della libertà di espressione dei protagonisti dello sport vale la pena soprattutto domandarsi che cosa chiediamo loro quando li tiriamo per la giacchetta in tema di diritti e quando chiediamo loro di prendere posizione. Si tratta della medesima domanda che ci ponemmo in uno dei focus della monografia natalizia intitolata ”Buoni propositi”, ma qui andiamo più a fondo e trattiamo solamente di questo argomento, magari anche con alcune considerazioni urticanti.

L’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani, approvato il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riguarda la libertà di opinione ed è chiaro, limpido.

Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Chiaro, limpido, ma nella pratica è interpretabile, quando si parla di sport. Perché? Perché esiste notoriamente la Rule 50 della Carta olimpica, secondo la quale «non è consentita alcun tipo di manifestazione o di propaganda politica, religiosa o razziale nei siti, nelle sedi o in altre aree olimpiche», una regola emendata da alcune raccomandazioni (se ne parlò in occasione dei Giochi invernali di Pechino: gli atleti, che si sarebbe…

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.